Quando il gatto si scotta…
…non solo una zampa ma il corpo intero cascando nella calce viva, non c’è più speranza. Addio micio! Se vi dico che si salva, sembra impossibile. Miracolo o stregoneria?
L’episodio non esce da un libro per bambini. Questa disgrazia è veramente accaduta a un gatto che poi se l’è cavata. Lo so da fonte sicura: è capitato al gatto di un mio amico . Sbalorditiva resistenza fisica dell’animale e incredibile volontà di vivere che avvalorano il detto: “Il gatto ha sette vite”.
Diventato animale di compagnia, il gatto non ha perso l’alone di mistero che lo circondava già nei tempi antichi. Gli si attribuiscono sempre poteri straordinari. È detto che ricade sempre sulle sue zampe, da cui l’espressione “Cadere in piedi” quando riusciamo a evitare la rovina in una situazione rovinosa. La vicenda della calce viva mi richiama alla mente un proverbio francese: “Chat échaudé craint l’eau froide” ossia “Il gatto scottato dall’acqua calda teme l’acqua fredda”. É vero, suona piuttosto contradditorio. Di solito le esperienze negative insegnano e nel caso del nostro gatto, ci si aspetterebbe in tutta logica che temesse l’acqua calda.
Enea
In una versione più concisa, Il proverbio è presente nel Roman de Renart, una raccolta di ventisette poemi composti da autori diversi tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII secolo. Modellata sulle canzoni di gesta, l’opera narra le vicissitudini di animali dalle spiccate caratteristiche umane. Le bestie sono un mezzo per deridere e criticare la società in modo velato. Tutto ruota intorno alle avventure della Volpe Renart, inveterato imbroglione. Quando Renart cerca di raggirare il Gatto Tibert, si rende conto di aver a che fare con un essere assai guardingo e astuto. Il binomio volpe-gatto non mi è nuovo: scommetto che Collodi abbia infilato il naso in questo scritto medievale! Nel Roman de Renart, il proverbio è espresso con tre parole di francese antico, in lingua d’oïl: “Eschaudez eve crient” (L’échaudé craint l’eau) ossia “Quello scottato dall’acqua calda teme l’acqua”. Qui, nessun riferimento al gatto, né all’acqua fredda. Il significato ci appare più lampante che nella versione moderna. Dopo un’ustione con acqua bollente siamo all’erta dinanzi all’acqua calda e nel contempo sviluppiamo una paura irrazionale per l’acqua in generale. Temiamo in uguale misura l’acqua fredda e l’acqua calda benché non esista il rischio di bruciarsi quando l’acqua è fredda. Il detto sottolinea il fatto che da una brutta esperienza nasce una prudenza salvifica ma talvolta anche una diffidenza eccessiva e ingiustificata.
Ginger
Il proverbio è medievale ma il comportamento umano che mette in evidenza, era già stato registrato per iscritto nell’Antichità. In una lettera di Ovidio si legge: “Tranquillas etiam naufragus horret aquas” ossia “Il naufrago teme anche il mare calmo”. Oggi il motto si usa in molti paesi sotto altre vesti. Per esempio, in Grecia, si trova declinato in chiave culinaria: “Chi si è bruciato con il brodo, soffia sullo yogurt”. In Marocco, si dice: “Chi è stato morso da un serpente ha paura della corda.”
Caustico, Jacques Prévert lo trasforma : « Chat échaudé craint l’eau chaude. Ceux qui ébouillantent les chats devraient être refroidis » ossia
“Il gatto scottato dall’acqua calda teme l’acqua calda. Quelli che sbollentano i gatti dovrebbero essere freddati”