Fotografie
Nel suo ultimo saggio La chambre claire - La camera chiara-, pubblicato nel 1980, il semiologo francese Roland Barthes commenta brevemente una serie di fotografie. Anche a me viene voglia di cercare il “punctum”, ossia il particolare che mi piace, in alcune foto conservate in casa che mi ritraggono nel tempo.
Le nostre fotografie fissano momenti vissuti. Sono specchi che riflettono istanti della nostra vita. Come per magia, quando li prendiamo in mano, questi pezzetti di carta scatenano un caleidoscopio di ricordi. Affiancano la nostra memoria piuttosto labile, incline a dimenticare e a trasformare: senza di esse, chi si ricorderebbe del proprio aspetto fisico nell’infanzia o nell’adolescenza? Senza foto, improbabile raffigurarci con nitidezza il volto dei nostri figli in tenera età.
Erasmo da Rotterdam
(1523) Hans Holbein
Montaigne è stato privilegiato; alla sua epoca, pochi si potevano permettere il lusso di un ritratto. Prima dell’avvento della fotografia nell’Ottocento, la pittura era incontrastata nel rappresentare la realtà. Nel 1521, Thomas More e Erasmo da Rotterdam, legati da una profonda amicizia, sono separati l’uno dall’altro. Il primo rimane in Inghilterra mentre il secondo s’istalla a Basilea. Per seguire a vicenda l’evolvere del loro volto, si scambiano quadri. A quel periodo risalgono due raffinati ritratti di Erasmo che hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi, due dipinti di Hans Holbein il Giovane.
Oggi, nessun bisogno di pennelli, colori e tela per ottenere una riproduzione perfetta di noi stessi. È un gioco da ragazzo: un semplice clic e scattiamo tutti i ritratti che vogliamo. La macchina fotografica è stata per l’immagine ciò che la pressa di Gutenberg ha significato per la scrittura: una rivoluzione. Comunque, per i nostri bisnonni, farsi fotografare non era affatto banale, non era di poco conto come adesso. Rivedo, appesi nel salotto della nonna, i grandi ritratti di suo padre e di sua madre. La presenza imponente dei due personaggi, immortalati in bianco e nero in una posa rigida, forzava il mio rispetto. Senza averli mai conosciuti, mi rimanevano familiari: il bisnonno Eugène dagli occhi buoni, elegante nella sua uniforme da ufficiale della Marina osservava la bisnonna Albertine, in abito tradizionale bretone, sulla parete opposta. Siamo lontani anni luce da questo tipo di fotografie. Negli anni Ottanta compare addirittura la foto digitale che elimina la costosa pellicola in rullo. Trasferita sul computer, l’immagine è archiviata tramite file e può essere trasformata in versione cartacea.
Non sono una patita degli album, non m’importa classificare accuratamente tutte le foto come fanno alcuni dei miei amici. Forse è pigrizia. Ho qualche album però la maggior parte delle mie fotografie sono contenute in scatole voluminose dove regna un allegro disordine, dove mi tocca razzolare per estrarre quello che cerco. Le foto sono preziose per i ricordi che custodiscono ma terribili nell’evidenziare l’implacabile marchio del tempo. Osservo compiaciuta quelle che risalgono alla mia infanzia, alla mia adolescenza. Via via che passano gli anni, mi fa sempre meno piacere vedere la mia immagine fissata sul rettangolino di carta. Fino a vent’anni, guardando una foto, potevo pensare: “Come sono cresciuta!”. Passata la trentina, mi tocca constatare: “Sono invecchiata”. Penoso confronto fra gli anni della freschezza primaverile e quelli autunnali dell’età matura. Triste paragone tra una pelle liscia e un’epidermide dove le rughe cominciano ad imprimere il loro solco. Arriva il momento in cui corpo e mente imboccano strade diverse. Invece di seguire il percorso ascensionale di una mente che ha voglia di crescere, il corpo effettua un’inversione a U, prende un vicolo in discesa, si ripiega su sé stesso, si raggrinzisce e perde la sua vitalità.
Brel cantava: “Mourir, la belle affaire! Mais vieillir…” ossia: “Morir, che sarà mai? Per contro, invecchiare…”. Tutto questo, l’inesorabile declino del corpo, la foto lo ritraccia senza riguardi, con obiettività. Mi sembra che l’unico punto in grado di preservare la sua freschezza giovanile, di resistere agli assalti devastatori di Kronos, siano gli occhi. Capita di incontrare nello sguardo di un novantenne, una luminosità, una vivacità e una fiamma interiore che i suoi molti anni non sono riusciti a scalfire.
Ora, bando alle ciance! Via al narcisismo! Sarà comunque impossibile imitare le didascalie minimaliste di Roland Barthes: come essere succinti quando siamo in presa diretta con ricordi personali? Nel suo saggio La camera chiara, le foto sono scattate da altri; non si tratta di momenti vissuti dallo scrittore in prima persona.
Luglio 1966, ho 2 anni. Sulla nave che mi porta in Corsica o mi riporta sul continente, non so. Il panierino di vimini non contiene soltanto la mia cara bambola di pezza Annie ma anche un borsellino con qualche spicciolo. Da quel che mi hanno raccontato, mi sono avvicinata a una mamma che teneva in braccio un bel neonato con l’intento di comprarglielo. Volevo un fratellino a tutti i costi.
Agosto 1969, ho 5 anni. Sono nel giardino fiorito di mia nonna, in Bretagna. Mi ha trasmesso il suo amore per gli alberi e i fiori. Più che tenere in mano la dalia, mi pare che la stia maciullando.
Estate 1988, ho 24 anni. Il sole della Corsica. Le pareti di calcare bianco di Bonifacio. Il mio lato lucertola, la mia metà mediterranea.
Estate 1989, ho 25 anni. L’aria della Bretagna. Gli scogli dell’Atlantico. Il mio lato granitico, la mia metà celtica.
Nadia ha 3 anni. La bambina si è trasformata in una mamma. Doudoux, l’orsacchiotto bianco ha preso il posto d’Annie, la bambola di pezza. Il mio cucciolo si ciuccia il pollice.
Estate 2007, ho 43 anni. Nadia ha 15 anni. L’aereo ci porta in Finlandia, destinazione Capo Nord. Il pulcino è cresciuto, la gallina è invecchiata. Periodo complesso e tormentato fra madre e figlia.
Ho cominciato con una nave, concludo la breve rassegna con un aereo. Vivere non è forse un viaggio? Sì, di sola andata però! È la poreìa dei greci.
Il nostos, il viaggio di ritorno, lo facciamo con la mente, assecondati dalle nostre foto.