Terra!
Insostituibile quaterna. Dalla terra, ricavo il mio nutrimento; l’acqua mi disseta; l’aria mi fornisce ossigeno; il fuoco mi riscalda. Benché ognuno di questi elementi sia indispensabile alla mia esistenza, “terra” mi suona più familiare; è l’elemento a cui mi sento più legata.
Dai diversi significati che racchiude il vocabolo, me ne vengono in mente, tre. A livello di astronomia, “Terra”, con la maiuscola iniziale, designa uno dei corpi celesti in orbita intorno al Sole. A livello di geografia, “terra” indica la parte asciutta del globo in contrapposizione alla parte invasa dalle acque. Infine, “terra” è anche il substrato dove si ancora il mondo vegetale.
L’abbiamo battezzato “Terra”: è il nostro pianeta, la piccola sfera su cui viviamo, il puntino nell’immenso universo dove siamo nati qualche tempo fa. È il nostro luogo d’origine, il nostro nido, la nostra nutrice. Lo dovremmo trattare con rispetto perché ne va del benessere e della sopravvivenza di tutti noi. Purtroppo, egoisti e incoscienti, lo sfruttiamo e lo bistrattiamo per prostrarci davanti alla divinità più potente del momento: il dio Denaro. Che tristezza! È un pianeta blu, ricoperto al 71% da mari e oceani. A rigor di logica, si dovrebbe chiamare pianeta “Acqua”.
Ma l’abbiamo chiamato “Terra” per un semplice motivo: per noi, la parte emersa del globo conta più della sua parte sommersa visto che siamo dotati di piedi, non di ali o di pinne. Nell’aria precipitiamo, nell’acqua affondiamo. Così, l’elemento più appropriato a sorreggerci non è gassoso, non è liquido, bensì solido. Siamo attaccati al terreno, siamo adatti a vivere sulla terra ferma. Siamo figli della zona asciutta del pianeta blu. Certo, grazie a formidabili invenzioni, abbiamo stravolto i limiti biologici: ci siamo creato delle ali e delle pinne. Con gli aeri o i satelliti, superiamo gli uccelli; con le navi o i sottomarini, imitiamo i pesci. Nonostante i progressi tecnologici, la terra, intesa come parte emersa, rimane comunque l’ambiente più adeguato alla nostra specie.
Appena metto piede in un aereo, sogno già di atterrare. Durante il volo, sono colta da una terribile apprensione e rimango in tensione. Me l’hanno detto, prendere l’aereo è il modo più veloce e sicuro di viaggiare ma Il mio cervello si ostina a mandarmi segnali d’allarme. Sospesa nell’aria, ho paura. Pensare che da piccola, volare con la Caravelle o il Boeing verso la Corsica, m’incantava! Sulla nave, non avverto il senso di pericolo ma subentra una sensazione di noia quando mi allontano dalla costa. Il mare aperto: monotonia di una distesa d’acqua a perdita d’occhio! Mi sembra di stare in gabbia, racchiusa in uno spazio galleggiante troppo stretto, senza un lembo di terra dove “attraccare” lo sguardo. Non sono pronta per le crociere. Mi piace sentire il suolo sotto i piedi. Amo camminare, pedalare, impiegare il motore biologico che mi è stato regalato alla nascita: un paio di gambe che funziona. Usare i muscoli per spostarmi, mi riempie di un grande senso di libertà.
Toscana Mercatale Val di Pesa (FI)
La massa emergente dalle acque costituisce una base solida dove muoverci con l’uso delle proprie gambe, anche senza l’aiuto di mezzi di trasporto, e dove edificare le nostre abitazioni. Non è piatta come una sconfinata distesa marina; esibisce, al contrario, una straordinaria varietà di forme. Non è monotona. Irta da massicci montuosi, da vulcani, alterna rigidi strapiombi e dolci pianure. Oltre a estrosi rilievi, la parte emersa della Terra presenta una peculiarità: è rivestita in gran parte di un soprabito vegetale. Il suo strato roccioso inerte è ricoperto da un mondo verdeggiante, scoppiettante di vita. Questo mondo, per svilupparsi, affonda le radici in una materia friabile, un substrato marrone che registriamo sotto il nome di “terra”. I filosofi presocratici, nel loro tentativo di spiegare la composizione della materia, attribuivano alla sostanza terra un ruolo fondamentale. Faceva parte della “quadruplice radice” - aria, acqua, terra, fuoco - che compone tutte le cose: era l’essenza di tutto ciò che è solido e pesante. In questa concezione antica, gli esseri viventi, pure costituiti anche loro di aria, acqua, terra e fuoco, possedevano un “principio” supplementare: le forze vitali. Oggi, la teoria dei quattro elementi fa sorridere ma illustra l’accezione della parola “terra”, come sostanza strettamente legata all’uomo.
Toccare la terra, non è sporcarsi le mani, è entrare in contatto con il substrato che dà vita ai vegetali, il primo anello della nostra catena alimentare. Ogni primavera, mi meraviglia di vedere crescere le piante, sbocciare i fiori sul balcone. Infilo nel terriccio semi della grandezza di un capo di spillo, annaffio, e dopo dieci giorni, spuntano le mie piantine di basilico. È semplicemente magico. Che soddisfazione preparare un pesto con il basilico che ho visto uscire dalla terra! Quando penso al film Waterworld, mi vengono brividi: il nostro pianeta sommerso dalle acque dopo lo scioglimento dei ghiacciai polari, dove la terra si pesa sulla bilancina di un orafo e una pianta di pomodori vale più di un regno. A volte, la fantascienza ci aiuta a riflettere …