Ripartenze 2020 e 2021

1/ IN PRESENZA CON MASCHERINA 2020

 Firenze, lunedì 19 ottobre 2020: sono le 16 e 30.

In fondo a via di Soffiano, interrompo la mia pedalata di fronte al cancello spalancato del parco “Il Boschetto”. Lego il mio cavallo di metallo alla rastrelliera nel viavai colorato di bambini giocosi. Vado. La partenza è fra mezz’ora. Già da tempo ho riservato il biglietto. Sono passati sette interminabili mesi da quando la nostra nave si è incagliata sullo scoglio della pandemia. Chi poteva pensare che ci saremmo intoppati in un agente invisibile battezzato “Coronavirus”? Pensa te! Un virus con la corona! Un re Virus che tuttora detta legge e ci costringe ad infilare due terzi della faccia sotto un bavaglio. Da questa gabbia si salvano solo gli occhi; solo essi danno espressione al nostro viso cancellato. Odio tutti e due, sia il virus che il bavaglio. Vorrei urlare questo mio odio ma intanto sarebbe uno sfogo inutile. Allora riverso le ondate del mio disagio su un foglio di carta, come un unguento sulla mia rabbia soffocata. Dobbiamo adeguarci in un mondo dove, perdonate l’amaro gioco di parole, “essere positivi” al virus diventa negativo.

La situazione è difficile ma per due ore la voglio dimenticare; voglio abbandonare sul molo i pensieri pesanti e godermi a pieno il viaggio. Fra qualche instante, nel rispetto delle dovute precauzioni sanitarie, imbarcheremo per ritrovare il nostro amato Capitano*. La nave di prima della pandemia è stata barattata con un nuovo vascello dal nome benaugurante “Florida”: il teatro ubicato al numero 111 di via Pisana. Con disciplina prendiamo posto al suo interno. Siamo disseminati a intervalli regolari, separati da due poltrone gli uni dagli altri. La luce è fioca, l’ambiente fresco. Mentre le pareti della sala sono di pietre a vista, sul soffitto rivestito da schizzate di cemento che lasciano pendere piccole colonnine che sembrano stalattite, sono fissati voluminosi tubi colore rame. Il sipario è alzato e il palcoscenico di legno, inquadrato da lunghe tende nere, appare nudo e deserto. È vietato salire sul palco; così il capitano si ritrova sistemato nell’orchestra con il suo leggio, il suo microfono e una lampada da terra per agevolare la lettura del repertorio. Imperterrito, nonostante lo sconvolgimento e le incertezze del momento, Il prof non si lascia abbattere e lancia il suo messaggio vibrante contro l’analfabetismo dilagante. Non ha perso un atomo di carisma e ci espone con vigore gli obiettivi della traversata: vincere l’ignoranza con lo studio. Imparare ad imparare per essere in grado di investire in intelligenza ed acquistare un pensiero autonomo. Sono emozionata: fa del bene sentire in diretta le sue inflessioni, seguire l’espressione del suo viso e vederlo gesticolare davanti al microfono.

Ma lui che sta in “buca”, come ci percepisce nella penombra della sala? Siamo diradati e silenziosi, infossati nelle poltrone, inespressivi con i visi coperti di mascherine; siamo in assoluto contrasto con la comunità chiassosa, agitata e compatta che formavamo prima. Ora che ci osserva dal basso, che impressione gli facciamo? Forse immagina di camminare all’ombra della foresta amazzonica dove dei pappagalli dal grosso becco iridescente (noi con le nostre mascherine), appollaiati su alcuni rami degli alberi ad alto fusto, stanno esaminando con interesse le sue mosse. O forse, tornando indietro nel tempo, rimemora i suoi tuffi profondi nel mare di Savona e per lui siamo pesci dal muso turchese che lo osservano con curiosità. Chi lo sa?

Purtroppo, questa nostra prima tappa è rimasta singola; non ha avuto seguito. Falsa partenza o piuttosto partenza da fermo. La capitaneria del porto ha decretato che le condizioni sanitarie non permettevano il proseguimento del viaggio e abbiamo dovuto abbandonare per sempre il vascello Florida. Di nuovo il malefico sovrano ci ha colpiti imponendo il suo diktat. Ha avuto la meglio sulle nostre speranze; despota impietoso, ha costretto il nostro Capitano* ad accartocciare la sua mappa di navigazione in mare aperto. Comunque, nemmeno quest’ultima stangata è riuscita a smontare il Nibbi, a fare vacillare la sua determinazione. Da gennaio a maggio 2021 ci ha fatto navigare su un’altra rotta, ognuno di noi nella propria scialuppa ma tenuti stretti dal solido legame della volontà d’imparare. Sotto la sua guida, benché separati gli uni dagli altri, abbiamo preso parte a un viaggio alternativo di piccolo cabotaggio. È vero, non lo vedevamo ma seguivamo la sua voce e ondeggiavamo sul nuovo tracciato che aveva chiamato “viaggio sospeso”. Ancora una volta, il capitano ha dato prova di resistenza incrollabile e ci ha rincuorati in un periodo assai deprimente.

 Capitano* = il prof Giuseppe Nibbi

  2/ RITUALE DELLA RIPARTENZA 2021                                                                                       

 Venerdì 22 ottobre 2021                                                                                                                  

Davvero un gran bel raduno! Il nostro primo incontro del nuovo ciclo era stato fissato per il mese d’ottobre durante la settimana di plenilunio. Cascava di venerdì a pomeriggio inoltrato. Quel giorno, la mattinata inizialmente piovosa si era presto tramutata in una giornata rischiarata da un sole tiepido e benevole. I cavalli, li avevamo sistemati nelle vicinanze del ponte sul fiume Greve; poi avevamo proseguito a piedi. Non conoscevamo il posto. Il rifugio di prima, malauguratamente distrutto da un incendio, non ci poteva ospitare; in ogni caso il nuovo posto non era molto distante dal nostro antico covo ingoiato dalle fiamme. Abbandonata la radura, ci dovevamo inerpicare fino alla caverna dove ci attendeva NumeroUno* . Vivevamo tempi pesanti oscurati da una persistente pandemia. Gli assembramenti se non più vietati, erano perlomeno molto regolamentati. Per non incorrere sanzioni, NumeroUno* aveva pensato bene di scindere la nostra compagnia in due. Così, un primo gruppo si era già riunito la settimana precedente e ora toccava a noi. Camminavamo a viso coperto. La trepidazione era forte e gli occhi brillavano di luce intensa sopra la pezzuola che ci copriva la bocca. A passo svelto, ci dirigevamo verso il nuovo ritrovo con in tasca il green pass da esibire alle severe pattuglie di controllo che vigilavano su ogni tipo di riunione e non indugiavano a distribuire multe salate. La parola d’ordine richiesta per addentrarsi nella caverna era “VIRIDITÀ” e fortunatamente nessun di noi l’aveva dimenticata. Sarebbe stato uno smacco rimanere fuori a causa di un vuoto di memoria. Nella caverna circolava qualcosa di speciale; eravamo immersi nell’aria elettrizzata da una corrente chiamata “VOLONTÀ D’IMPARARE” o ancora “EROICO FURORE”. Sotto i bavagli nascondevamo a malapena l’emozione che ci stringeva il petto. Dopo il distacco forzato che avevamo sopportato, era pura gioia ritrovarsi tutti insieme e rivedere NumeroUno* davanti a noi in carne e ossa con la facondia di sempre. Mannaggia! Quant’acqua era passata sotto il ponte della Greve dall’ultimo incontro! Maledetta pandemia!

Sapevamo già ciò che NumeroUno* si aspettava da noi. Ad ogni nuovo ciclo d’incontri ci ribadiva gli obiettivi da perseguire: condurre una lotta a mente armata contro la bestia dell’ignoranza e lanciare attacchi senza quartiere all’imbecillità. Sentircelo ripetere da anni non ci annoiava, bensì ci galvanizzava; “RIPETITA IUVANT” avrebbero sentenziato i latini. Poi, inutile negarlo, senza obiettivi ben definiti non andiamo da nessuna parte, giriamo a vuoto su noi stessi. L’aveva già capito Seneca: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

Il nostro corredo primordiale fatto di libri, penne e fogli di carta vergine veniva arricchito, volta a volta, dal piano di attacco preparato con cura da NumeroUno*. L’allenamento era indispensabile al raggiungimento del nostro scopo, al rinforzamento della nostra corazza mentale; anche di questo eravamo consapevoli. NumeroUno era sia la nostra guida che il nostro allenatore e il nostro allenamento consisteva a “STUDIARE” il suo piano di attacco cioè conoscerne le parole-chiave, capirne le idee-cardine, applicarci nella lettura con la massima concentrazione, ordinare i nostri pensieri per iscritto ed esercitarci a scegliere quelli per noi più importanti. A coronare queste cinque attività, si aggiungeva la valutazione del proprio andamento intellettuale. Solo così potevamo affilare le nostre armi in modo da essere sempre pronti a combattere la bestia dell’ignoranza e a sferrare attacchi all’imbecillità ovunque si presentasse.

Ricordiamo con gratitudine la caverna che ha ospitato i nostri incontri fino a dicembre 2021. Ormai fa parte del passato perché da inizio 2022 abbiamo recuperato con gioia il rifugio precedente: è rinato come la fenice e speriamo di non perderlo più.

 NumeroUno*= il prof Giuseppe Nibbi                                                                                             

Joëlle

                                                                                                                                                                          

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