WhatsApp…Apology?
In uno scritto precedente “E se la nostra intelligenza fosse a rischio?” espongo a grandi linee la preoccupazione di Paul Valéry di fronte ai danni che l’era tecnologica reca alla nostra mente. Concordo nel ritenere che tanti oggetti tecnologici sono pericolosi per il nostro pensiero in quanto ci tolgono il senso dello sforzo, ci costringono a velocizzare più del necessario e ci spingono a consumare senza lasciarci il tempo di assaporare.
Tuttavia, il danno causato dalla tecnologia sul nostro intelletto dipende molto dall’uso che facciamo delle novità tecnologiche. Per esempio, non è detto che WhatsApp sia soltanto un’applicazione per mandare un magrolino rigo di parole, farandole di emoticon colorati, brevi messaggi vocali e valanghe di fotografie. Lo scambio può essere intenso e animato e i messaggi si possono allungare ed arricchire.
Per illustrare le potenzialità di WhatsApp mi è venuta l’idea di trascrivere una conversazione avuta, durante la pandemia, con una cara amica che frequenta la Scuola; ovviamente lo faccio dopo averle chiesto il consenso di pubblicare. Poi, visto che il genere della fiaba è stato il tema sviluppato durante l’ultima lezione prima della vacanza natalizia, unisco le pagine di Raperonzolo, presenti nel messaggio WhatsApp, tradotte dall’inglese. Il foglio n°4 è particolarmente interessante: vengono elencati i diversi autori che hanno via via modificato il racconto napoletano originale. Viene descritto il percorso che conduce la Petrosinella (da prezzemolo) di Basile in Germania. Dal prezzemolo al raperonzolo; così passiamo dalla Persinette (da persil ossia prezzemolo) della nobildonna francese Charlotte-Rose de Caumont alla Rapunzel (ossia raperonzolo che significa “piccola rapa”) di Schulz e infine a quella dei Fratelli Grimm.
Lise : Buon Primo Maggio!
Joëlle: Cos’è? Un quadro da mangiare! Dove sei? In Slovenia?
Lise: No, a diserbare l’orto a casa! Questa foto era in una rivista.
Lise: Anche questa era nello stesso reportage: Madeleine con violette!
Lise: Ieri ho portata la mia amica a prendere un gattino Maine Coon (Stessi genitori di Renard)
Lise: E’ molto difficile diserbare quando è bello così!
Joëlle: Mi piacciono tutti i petali commestibili per decorare le pietanze: gerani, garofani, portulaca, fiori di basilico e di menta... Sto leggendo un libro molto carino, magari non ricco di riferimenti letterari, che mi ha prestato la mia amica Roberta. Sai, è lei che gira insieme a me fra le colline di Scandicci. Il libro s’intitola: “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh.
Lise: Avevo letto delle buone recinsioni di questo libro ma non l’ho letto. Anche Roberta ha fatto la tessera volpe?
Joëlle: Ti ricordi di tutto!
Lise: Difficile dimenticare quella!
Joëlle: Avevo fatto un disegno che ci raffigurava come due amiche volpine. Per fare la mia tessera ha usato la volpe con gli occhiali e per fare la sua, la volpe con il fiocchetto (perché si lega spesso i capelli in questo modo).
Lise: Bellissimo!
Joëlle: Nella tua caverna d’Ali Babà, non avresti per caso lo scritto giovanile di Shirley Jackson “The Pine Tree” ossia la poesia con cui ha vinto il suo primo premio letterario a 12 anni ?
Joëlle: In Francia, il fiore del Primo Maggio è il mughetto.
Lise: Stanno arrivando.
Joëlle: Profumatissimo, quando fiorisce sembra “Street food”: uno spiedino di campanelle bianche che sbuca fuori da un cartoccio verde brillante.
Lise: Tutti parlano del premio che Jackson ha vinto a 12 anni per “The Pine Tree” ma non trovo il testo da nessuna parte. Ho trovato solo una poesia in rima che ha scritto a sua madre quando aveva 9 anni (una madre elegante che non ha mai amata Shirley, e lei ha sofferto del rifiuto materno per tutta la vita.) Joëlle: Sì, ho letto che la sua mammina le aveva detto che era “un aborto mancato”. Più carino di così! Mi fa pensare all’affetto della mamma di Irene Nemirovsky per sua figlia.
Lise: Ho un collega che è un esperto di Charles Dickens (e di molto altro). Lui ritiene che molti grandi scrittori abbiano avuto padri incapaci, non affettuosi, e peggio ancora. Gli scrivo oggi per chiedere se la teoria vale anche per le madri.
Lise: E se lui ci può trovare “The Pine Tree”.
Joëlle: In francese, un proverbio dice: “Les gens heureux n’ont pas d’histoire”( la gente felice non ha storia). Forse bisogna aver vissuto momenti di grande sofferenza per essere in grado di scrivere opere significative. Poi la scrittura è in sé una terapia per combattere il dolore e l’infelicità: me lo ha insegnato un certo Giuseppe... Joëlle: Siccome qui tira parecchio vento, m’immagino che lassù tu debba camminare coi sassi in tasca. Piccolo filmato mandato da Lise dove si vedono dei fiori blu fortemente agitati dal vento e si sente un soffio burrascoso.
Lise: Cosa sono questi fiori spontanei blu ultramarino con un cuore viola?
Lise: Io non penso necessariamente che ci voglia una grande sofferenza per scrivere opere significative. Ci vuole l’osservazione: di noi stessi, del mondo intorno, e ci vuole una certa calma per poter riflettere sulle osservazioni. E disciplina per metterle sulla carta. Conosco tanti scrittori che mi toccano profondamente e che hanno vissuto vite normali...
Lise: Ma tu ti senti con i tuoi amici di scuola? (Piera e il contingente francese ecc ...)
Joëlle: Hai ragione, menomale non è sempre la sofferenza che spinge a scrivere ma spesso è un potente stimolo. Ora mi sono ricordata di Balzac che da bambino era disprezzato da sua madre e cercavo nella scrittura un modo di ottenere un riconoscimento.
Mi piacciono i tuoi quiz. Mi sa che la pianta da individuare faccia parte della famiglia delle borragini: forse si tratta della buglossa azzurra. In tale caso dovrebbe essere coperta con soffici peli.
Joëlle: Piera sta bene: l’ho vista su Zoom insieme ad Alfio quando mi sono collegata per seguire il prof Mirto che teneva dei corsi di filosofia a Casellina il giovedì sera. Una volta o due ci siamo anche sentite per telefono. Joëlle: Di recente sono andata a trovare Aura e il suo marito Luciano a Scandicci: ci siamo rilassati davanti a un tè fumante e dei pasticcini. Lì c’era anche Nicole: è francese anche lei e frequenta la Scuola di Ponte a Greve. Abita nello stesso stabile di Aura e Luciano.
Lise: Colore simile alla borragine ma senza peluria. Ti mando una foto da vicino.
Lise: Era solo una curiosità mia...(degli alunni). Ma loro ascoltano le lezioni
Lise: Il vento è selvaggio e feroce: tutta la notte e tutto il giorno—fa suonare le tegole sul tetto, butta giù i petali dagli alberi da frutta, spazza via i miei pensieri.
Joëlle: Sì! La prossima settimana andrò a fare visita a Maria Luisa. Ora siamo in zona gialla e posso andare a Ugnano dove abita. Mi stupisce: si avvicina a novant’anni e ha una grinta e una voglia d’imparare incredibile. In biblioteca ha preso tre libri di Mario Rigoni Stern da leggere. Le ho detto che mi sono immersa nella lettura di Moby Dick; così passeremo un pomeriggio a discutere dei passaggi che ci hanno colpite di più.
Joëlle: Va bene il vento se butta via i pensieri cattivi; tieniti stretti quelli dolci e buoni.
Joëlle: Proseguo le ricerche: se fosse un tipo di genziana? Con questo colore azzurro acceso e queste foglie lanceolate.
Joëlle: No, ritorno alla vasta famiglia delle borragini perché ho notato dei peli sottili sullo stelo. Mi è venuto in aiuto un vecchio libricino di mia nonna bretone.
Joëlle: Trovato: Grémil pourpre-violet o Lithospermum purpuro-caeruleum. In inglese, Purple Gromwell.
Traduzione: vedere Rapunzel n° 1
Joëlle: Sembra contentissima di avere la verdura selvatica che desiderava...
Lise: Questo è un libro illustrato da un mio amico di liceo, la storia di Rapunzel. Pensavo che fosse una genziana il fiore che la regina desiderava mentre era incinta, ma invece è una campanula...
Traduzione: vedere Rapunzel n° 2
Traduzione: vedere Rapunzel n° 3
Lise: Poi, mi ha scritto il mio amico professore e pure lui trova strano che nessuno abbia pubblicato “The Pine Tree”. Ha detto che quel tipo di madre poca affettuosa si chiama “Refrigerator Mother”; è come il padre chiamato “Feckless Father”.
Joëlle: Splendide illustrazioni! Hai conosciuto artisti di grande talento al liceo. Per le colline sto cercando come una disperata i raperonzoli perché dicono che le radici sono gustosissime. Da quello che ho letto nel brano che mi hai mandato, se ho capito bene, si mangiano anche le foglie. Forse solo quando una è incinta! La fioritura mi aiuterà a individuare queste magiche radici. Che delicatezza nel disegno: i fiori sono usciti dal pennello di un miniaturista veramente bravo!
Traduzione: vedere Rapunzel n°4
Lise: Sì, quando vieni ti farò vedere altri suoi libri...ha vinto molti premi. É piccolo e pallido e ha una moglie commandona. Vengono spesso per la fiera di libri per bambini a Bologna. Ti mando ciò che ha scritto a proposito di Raperonzolo e dei raperonzoli….
Traduzione: vedere Rapunzel n° 4
Lise: Non so perché li ho spediti rovesciati! Spero che tu riesca a leggere. (Interessante anche perché il prezzemolo fa abortire).
Joëlle: Grazie Lise! Leggo domani alla luce del sole. Stanotte sono meno civetta del solito.
Lise: Anch’io vado a letto. Sono stata risucchiata dai bisogni crescenti della coppia anziana...sto cercando di aiutarli senza perdere la mia anima...
Lise: Ti mando altre due belle illustrazioni da un altro libro di Paul.
Lise: Buona notte!
Joëlle: Notte!
Traduzioni di Rapunzel dal testo originale di Paul O. Zelinsky
Rapunzel n°1. “Her husband was alarmed to hear such desperate words …” (traduzione di Joëlle)
Il marito era molto preoccupato di sentire parole di così grande disperazione. Amava teneramente sua moglie e non vedeva altra soluzione che di procurarle dei raperonzoli. Dieci volte, venti volte, egli si mise a girare lungo il muro del giardino ma non trovò né porta, né cancello. Così, lasciandosi calare dalla finestra sul retro della casa, saltò nel giardino della strega. Con sveltezza raccolse più raperonzolo che poté e arrampicandosi, rincasò attraverso la finestra. Sua moglie preparò un’insalata con le radici e le foglie e la inghiottì con voracità. La sensazione di piacere scatenata dall’assaggio era così intensa che per poco non svenne mentre mangiava. Il giorno seguente la sua voglia di raperonzolo era più incontenibile che mai.
Rapunzel n°2. “Surely among the most original and gifted of illustratoes, Paul O. Zelinsky once again …” (traduzione di Joëlle)
Ancora una volta, Paul O. Zelinsky, senza dubbio fra gli illustratori più estrosi e talentuosi, ha eseguito la singolare raffigurazione di una vecchia fiaba. Attingendo alla versione dei Fratelli Grimm ma anche a fonti francesi e italiane più antiche, l’artista mette in luce l’umanità contenuta in Rapunzel e ci conduce al di là degli avvenimenti del racconto per farci scoprire verità potenti e tuttora d’attualità. Le sue splendide pitture a olio non rappresentano una brutta torre scialba ma una torre di una bellezza misteriosa e di gran fascino; non una strega abietta che imprigiona crudelmente una ragazza ma una figura materna che si oppone con tutte le sue forze all’inevitabile crescita di sua figlia; e due giovani che devono lottare in una zona selvaggia per conquistare la fiducia in sé che contraddistingue il vero inizio dell’età adulta. Questo libro, che illustra il flusso complesso dei rapporti umani, è frutto di un lavoro di grande impegno.
Rapunzel n°3. “My retelling of “Rapunzel” takes its shape from…” (traduzione di Joëlle)
Per comporre il racconto di Rapunzel, ho usato sia la forma della versione dei Fratelli Grimm che quella di versioni antecedenti della fiaba. Ho cercato di combinare i tratti più commoventi della storia con una struttura più adeguata possibile e di fare risaltare i suoi echi interni misteriosi.
Anche per scegliere l’ambientazione, ho preso in considerazione i tre paesi d’origine della storia. La bellezza geometrica dell’arte rinascimentale italiana mi è sembrata idonea ad illustrare una fiaba incentrata sulla bellezza di un’adolescente e su una figura materna che la giovinezza ha abbandonato. Inoltre, a parer mio, l’immagine di una torre, già da sola, evoca il paesaggio italiano dove il campanile ossia la torre campanaria riveste un ruolo di primo piano nella tradizione architettonica. (L’assomiglianza fra il termine campanile e Campanula, il nome del genere al quale appartiene la pianta di raperonzolo, mi ha indotto a pensare che avevo imboccato la strada giusta). Intrufolandomi nella nobile tradizione della pittura rinascimentale italiana ho ricevuto una lezione d’umiltà, considerati i miei sforzi personali per ottenere gli effetti che ogni pittore rinascimentale principiante era in grado di ricavare dalle cose più insignificanti: nello svolazzare di un drappeggio o nel riflesso di un’unghia o nei tocchi di luce sulle foglie di alberi. Mi sentirei soddisfatto se le mie illustrazioni potessero, in qualche misura, stimolare un interesse per l’arte grandiosa a cui mi sono ispirato. Ovviamente, mi auguro che la lettura di questo libro sia, di per sé, un piacere.
Rapunzel n°4. A note about “Rapunzel” (traduzione di Joëlle)
Note a Rapunzel
Il racconto Rapunzel ha una genealogia incredibile e sorprendente.
Benché Wilhelm e Jacob Grimm l’abbiano inserito nella loro celebre raccolta di fiabe popolari tedesche Fiabe del focolare - Kinder und Hausmärchen –, il loro Rapunzel non collima con una primitiva storia popolare e rurale, come volevano fare intendere.
In realtà, il loro racconto è frutto di un libero adattamento a un racconto assai raffinato, dallo stesso titolo, pubblicato a Leipniz vent’anni prima. A sua volta, quel Rapunzel era la traduzione tedesca approssimativa di una fiaba della letteratura francese molto più antica che, pure essa, si era fortemente ispirata a un racconto pubblicato a Napoli che affondava le sue radici nella tradizione orale di questa particolare area geografica.
Il Pentamerone o Il racconto dei racconti scritto da Giambattista Basile in dialetto napoletano e pubblicato nel 1634, era una raccolta colorita e a tratti oscena di storie incluse in una cornice narrativa sul modello di Le mille e una notte. Petrosinella faceva parte di quelle storie.
In questo racconto, una donna incinta mossa dalla voglia irrefrenabile di mangiare il prezzemolo (“petrosine” in dialetto napoletano) della sua vicina, una strega, è colta in flagrante mentre lo sta rubando. Sette anni dopo, la strega reclama la giovane Petrosinella dai lunghi capelli come risarcimento e la porta a vivere con sé. Qualche tempo dopo, un principe capita vicino alla torre, sale per mezzo delle trecce che pendono dalla finestra e s’innamora di Petrosinella. Una vicina si accorge delle sue visite notturne e avverte la strega che Petrosinella è sul punto di scappare. La strega si vanta di trattenere la ragazza con un incantesimo e asserisce che non può volare. Ma Petrosinella e il suo principe fuggono insieme utilizzando una corda e alcuni amuleti della strega: delle ghiande magiche che permettono loro di sottrarsi al suo accanito inseguimento.
Nel tardo Seicento, quando si diffuse in Europa la gran moda per i racconti di fate, Il Pentamerone ispirò a una nobildonna francese, Charlotte-Rose de Caumont La Force, la scrittura del proprio Racconto dei racconti. Pubblicati nel 1697, questi racconti furono composti in un convento – La Force era stata esiliata dalla corte di Luigi XIV per aver scritto delle novelle satiriche scandalose. Le conte des contes conteneva Persinette, una fiaba complicata costruita in parte sul racconto di Petrosinella.
Questa volta, una giovane donna incinta, sposata da poco, esorta il marito a rubare del prezzemolo (persil) nel giardino adiacente di una fata. Quando nasce il bambino, la fata lo richiede come risarcimento. Dodici anni dopo, rinchiude la ragazza dai lunghi capelli in una torre d’argento incantata nel cuore della foresta. Lì, in mezzo a stanze splendenti, Persinette vive nello sfarzo; viene scoperta da un gentile principe e subito gli va in sposa. In seguito, la fata scandalizzata per la gravidanza della giovane, le taglia i capelli, la esilia (in una graziosa casetta al mare) e ingannando il principe, provoca la cecità di costui. Un anno dopo, quando le lacrime di Persinette guariscono gli occhi del principe, la famiglia ricompattata è ancora sottoposta a prove terribili – cibo trasformato in pietra, uccelli cambiati in draghi e arpie – finché la fata non si muove a compassione e li salva.
Fra le traduzioni di Persinette, una scritta da Joachim Christoph Friedrich Schulz e inserita nella sua raccolta Kleine Romane del 1790, incontrò il favore del pubblico tedesco. Schulz trattò con grande libertà il testo di Charlotte-Rose de Caumont La Force (senza attribuirle la paternità del racconto), modificando delle frasi e aggiungendo dei dettagli come, ad esempio, quello del vestito aderente che rivela la gravidanza della giovane alla donna anziana. E quanto al prezzemolo, viene sostituito con un’erba assai diversa chiamata “rapunzel” in tedesco e “rampion “ in inglese.
(Rampion è, al tempo stesso, una pianta ornamentale e un tipo d’insalata di cui vengono consumate sia le foglie che la radice tuberosa; il suo sapore è un misto fra quello del crescione d’acqua e quello della rucola. Non ha niente a che vedere con la cipolla selvatica conosciuta sotto il nome di “rampion” o “ramp”, piatto tradizionale in diverse parti degli Stati Uniti. Nel libro ho scelto di indicare quest’erba soltanto con l’appellativo di “rapunzel”.)
Nell’appendice della prima edizione della loro raccolta (1812), i Fratelli Grimm scrissero che il Rapunzel di Schulz “proveniva senza dubbio da una leggenda orale”. A quanto sembra, erano allo scuro dell’origine francese del racconto anche se fecero notare una somiglianza con il racconto Petrosinella. Nella loro versione, hanno accorciato e rimaneggiato la storia di Schulz usando un tono più aspro che caratterizza tutte le loro fiabe. Così, gli sposini di La Force/Schulz sono diventati una coppia gravata da infertilità; la torre incantata si è trasformata in una torre di carcere dove non si svolge nessuna ceremonia di matrimonio; e il luogo di esilio di Rapunzel si è tramutato in un posto selvaggio e inospitale. Nella prima edizione dei Fratelli Grimm, l’abito attillato di Rapunzel tradisce i suoi appuntamenti d’amore segreti; invece, nella seconda edizione, lei si lascia sfuggire un’esclamazione confidenziale al cospetto della strega: “Perché siete così pesa da sollevare mentre il principe giunge qui in un batter d’occhio?”
Sebbene i Fratelli Grimm, a quel che si dice, abbiano indirizzato la loro raccolta alla salvaguardia di antichi racconti per conservarne lo stato di purezza e tenerli al di fuori di qualsiasi influenza letteraria, la storia di Rapunzel dimostra come ben lungi da quello scopo è stata la realtà dei fatti. In epoca recente, studiosi di tradizioni popolari hanno messo in evidenza la convergenza fra tradizioni orali e creazioni letterari; Rapunzel è davvero un ottimo esempio di questa commistione.
Joëlle