La città con tre parole

Se considero Scandicci (alle porte di Firenze) cittadina dove ho eletto domicilio, affiorano tre parole: luci –protezione – opportunità.

Ponte Vecchio Firenze

LUCI.   Il satellite, ciclope moderno, abbraccia con lo sguardo la nostra piccola sfera terrestre. Gli pervengono tanti puntini luminosi. Sembra che ogni metropoli tenda verso di lui, una candela accesa. Lo scienziato penserà allo spreco energetico, il poeta a minuscoli collane irregolari di granelli scintillanti. Per me, queste luci artificiali sono la manifestazione della vita notturna di tutte le città: vari segnali colorati mandati da finestre, lampioni, insegne di negozi, fari e semafori. Sono sorgenti luminose nate dall’ingegno dell’uomo per offrire un rimedio alla sua cecità notturna. Sono piccole vittorie sull’oscurità. Si sovrappongono a quelle naturali: a Scandicci, è impossibile godersi lo svolazzante balletto estivo delle lucciole. Per osservarlo, bisogna spostarsi sulle colline della Roveta. Allo stesso modo, per ammirare un cielo stellato più nitido, conviene recarsi ad Arcetri. Le luci della città formano una nostra impronta luminosa che si osserva perfino dallo spazio.

Abbazia di Badia a Settimo Scandicci

PROTEZIONE.  La città segna un distacco notevole con la natura. Al suo interno sussistono degli spazi verdi, ma tutti addomesticati e gestiti dall’uomo. A contatto diretto con la natura, siamo in preda al fascino delle sue bellezze e nel contempo al timore della sua potenza. Di fronte a essa, dobbiamo riconoscere la nostra fragilità e vulnerabilità. La città eclissa questo rapporto di dipendenza e assoggettamento: occultiamo la sovranità della natura. Così, l’uomo, opponendo la tecnologia al corso implacabile dell’universo, assume un posto di comando apparente. Le strutture edili di pietra, di cemento, d’acciaio sembrano baluardi capaci di tener a distanza le calamità naturali. Avvolta in un ambiente interamente codificato e fabbricato dall’uomo, mi sento protetta. Sicuramente, in un luogo fitto di grattacieli che sfidano la legge dell’equilibro, mi sentirei schiacciata e in un sobborgo industriale, avrei paura, ma ho la fortuna di aggirarmi in una città a misura d’uomo dove le abitazioni assumono altezze ragionevoli e la criminalità non è all’ordine del giorno. La protezione che offre la mia cittadina è in parte illusoria perché basta una scossa di terremoto a ricordarmi la nostra precarietà sulla sottile crosta terrestre.

Galleria degli Uffizi Firenze

OPPORTUNITÀ.   In un periodo di depressione economica, la città non è più il punto focale di chi cerca lavoro ma rimane comunque il vasto teatro di rapporti umani: l’occasione di fare incontri piacevoli. In linea generale, gli italiani sono più comunicativi e meno rigidi, dei francesi (lo dico in quanto francese). Certo ci si imbatte su gente rumorosa, maleducata, invadente, aggressiva anche in Italia. Come sottolinea il detto popolare: “tutto il mondo è paese”! La città offre inoltre l’opportunità di aprire la propria mente. Si può visitare un museo, recarsi alla biblioteca, assistere ad un concerto, far parte di un’associazione, vedere una mostra … Quando si abita a due passi da Firenze, sarebbe un peccato non cogliere l’occasione di addentrarsi nella conoscenza storica ed artistica di questo museo all’aperto! Si possono scovare corsi che stuzzicano la nostra curiosità. Da poco, ho scoperto lo stimolante intrattenimento filosofico di Ponte a Greve : grazie professore Nibbi*, per la sua generosità e complimenti per il suo entusiasmo!                                                                                                                             

 Marzo 2015                                                         

Joëlle                                                                                                                          

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