Il giardino di Lorenzo il Magnifico

Invano ho cercato fra i miei libri traccia di quest’opera: “Lorenzo e la sua corte del giardino di San Marco.” Più di una volta, ho visitato la pinacoteca di Palazzo Pitti ma non conservo nessun ricordo del dipinto. Mai sentito nominare il pittore. Devo ricorrere alla rete, non vedo altra soluzione.

Digito pittore e opera: appare l’affresco di Ottavio Vannini. Sono delusa. Mi rappresentavo una scena ben diversa. Vedevo passeggiare Lorenzo il Magnifico nel parco di San Marco, in compagnia di amici letterati, fra le statue antiche della sua pregiata collezione. L’immaginavo mentre si soffermava ad  osservare un artista in erba intento a copiare, con la matita o lo scalpello, uno dei modelli classici messo a disposizione.

Promuovere la nascita di nuovi artisti. A questo scopo aveva aperto il suo giardino, ubicato tra le attuali via Cavour e via San Gallo, nei pressi della chiesa domenicana di San Marco. Aveva dato il via alla prima accademia artistica d’Europa. Voleva incoraggiare ragazzi promettenti a sviluppare le loro doti artistiche, a mettere in luce il loro talento. All’interno del giardino, fra logge e cortili, i giovani si esercitavano liberamente nel riprodurre pezzi archeologici sotto la guida esperta di Bertoldi di Giovanni, in passato discepolo di Donatello. Si creava un clima di competizione, propizio al miglioramento di ogni allievo nell’arte di scolpire o di disegnare. Tra i pittori, furono accolti Francesco Granacci, Giuliano Bugiardini, Lorenzo di Credi. Ci entrarono scultori come Piero Torrigiano, Baccio da Montelupo, Andrea Sansovino, senza dimenticare Leonardo da Vinci e Michelangelo. Lorenzo assicurava vitto e alloggio, premiava non solo con le lodi ma anche con ingenti somme di denaro. Questa protezione accordata ai giovani talentuosi e il suo desiderio di scovare grandi scultori, testimoniavano un profondo amore per l’arte, ma allo stesso tempo rivelavano uno scopo politico. Non era solamente ricerca del bello, mero appagamento della vista: il Magnifico  incrementava la cultura per fare brillare la sua città, per innalzare Firenze a “novella Atene”. Ogni nuovo grande artista era ambasciatore della famiglia de’ Medici, faceva crescere il prestigio di Firenze.

L’affresco del Vannini è deludente. Benché le disponga in primo piano, il pittore appiattisce le figure di Lorenzo e del suo prediletto, Michelangelo. Non traspaiono né il carisma del primo , né il lato selvaggio e scontroso dell’altro. L’opera fu realizzata tra 1638 e 1642, a Palazzo Pitti, nell’appartamento estivo dei Granduchi. Più precisamente nella sala d’attesa per le udienze che, d’estate, diventava luogo di grandi ricevimenti. Il lavoro di decorazione della sala era stato deciso dal granduca Ferdinando II, dopo il suo matrimonio con Vittoria della Rovere, nel 1634. Siamo in pieno Seicento. Ottavio Vannini non ha conosciuto Lorenzo e Michelangelo, e si vede! Li rappresenta come fossero attori su un palcoscenico, no come personaggi veramente esistiti. I volti non sono ben caratterizzati, l’espressione è molle.

Lorenzo, avvolto in un manto rosso, troneggia al centro. Punta l’indice verso la testa di fauno scolpita da Michelangelo, in bella mostra su uno sgabello di legno. Sembra un cartellone pubblicitario! Michelangelo si deve rigirare nella tomba: vedersi rappresentato con quel faccino angelico, la testa inclinata sotto le lodi del suo benefattore. Ottavio Vannini non sembra ricordarselo, Michelangelo era solo quattordicenne quando aveva “estratto” il fauno dalla pietra, nel giardino di San Marco; era la sua prima opera scultorea. A sinistra, anche lui in primo piano, Giuliano da Sangallo si riconosce grazie al disegno della villa di Poggio a Caiano che reca sotto il braccio. Sarà l’architetto prediletto di Lorenzo.  Gli altri artisti sono stretti intorno al Magnifico come acciughe in una scatola. In lontananza, il paesaggio di colline sbiadite ricorda più una scena di teatro che un giardino cittadino.

Michelangelo che scolpisce il Fauno Raffaello Romanelli

Avrei sperato meglio per celebrare il mecenatismo di Lorenzo il Magnifico, per ricordare la sua attività nello scoprire e stimolare giovani talenti nel giardino di San Marco. Comunque, la sua attività di cultore dell’arte sarebbe servita a poco se non l’avesse unita a un incessante impegno diplomatico. La sua costante mediazione fra principi e signori consentì all’Italia di vivere in pace per venti anni e permise a Firenze di diventare, nel Quattrocento, capitale dell’arte in Europa. In un clima di guerra, la cultura non si sviluppa, avvizzisce!

                                                                  Joëlle                           

Indietro
Indietro

Io e i fichi

Avanti
Avanti

Dove ho fatto esperienza?