Cavalcata dei magi

Palazzo Medici Riccardi

Siamo a Firenze e più precisamente in via Cavour che, per secoli, si è chiamata Via Larga degli Spadai. All’inizio della via, sorge il Palazzo Medici.

Cosimo il Vecchio affidò la costruzione della sua nuova dimora a Filippo Brunelleschi. L’estroso architetto era entusiasta di poter realizzare una casa originale ma quando presentò il progetto, il committente si tirò indietro. Filippo, accecato dall’ira, “in mille pezzi ruppe il disegno”.

 Certo, Cosimo, non vuoi rendere troppo evidente il tuo status. E’ una tua regola di vita: profilo basso! Le tue origini sono mugellane e, si sa, il contadino ha le scarpe grosse ma il cervello fino. Meglio non svegliare l’invidia; dorme di un sonno leggero. Per questo motivo, hai mantenuto le antiche istituzioni cittadine mentre, di soppiatto, tieni le redini di Firenze. E’ vero: “Occhio che non vede, cuore che non duole.” Così, nel 1445, l’incarico della costruzione passa dal preclaro architetto, a Michelozzo, meno grandioso. Comunque si avverte un cambiamento di stile, nasce una nuova abitazione: addio casa-torre, “grattacielo” medievale! L’edificio è più largo che alto. I merli sono passati di moda. La facciata di pietra forte è divisa in tre fasce orizzontali, una per piano. La sporgenza delle pietre di rivestimento, molto marcata al pianterreno, diminuisce al primo piano fino a scomparire all’ultimo.

Dall’elegante cortile, si accede al primo piano. Lì, una porticina si apre sul cuore religioso del palazzo. Sembra più una camera segreta che una cappella. Serba un tesoro: la “Cavalcata dei Magi” eseguita da Benozzo Gozzoli dal 1459 al 1462. Su tre pareti, si snoda il viaggio dei re Magi verso la grotta di Betlemme. L’affresco è incredibilmente ricco di personaggi, di animali, di paesaggi. Analizzare tutti i dettagli sarebbe pura follia! Comunque, salta agli occhi che il motivo religioso è solo un pretesto.

Cosimo, su questo non ci piove, il tema dei Magi ti piace. La tua cella doppia nel convento di San Marco lo conferma. Il “quartiere riservato” dove trascorri ore di meditazione, ospita un’“Adorazione dei Magi”. L’ha affrescata Beato Angelico, con l’intervento di Benozzo, il suo allievo. Sì, anche lì, il tono è cortese. Pure lì, sono raffigurati uomini vestiti alla turca, ispirati probabilmente a personaggi affluiti a Firenze per il Concilio del 1439. Il paragone s’interrompe presto. La lunetta della tua cella è assai più sobria delle pareti della tua cappella.

 In via Larga, Gozzoli ha esagerato! D’altronde, la strategia “profilo basso” vale solo all’esterno delle mura domestiche. “La cavalcata dei Magi” esalta la tua famiglia: ritratti, simboli, stemmi.

Non hai dimenticato i tuoi alleati, i tuoi ospiti illustri. Nessun manca all’appello. A cominciare da te, a cavalcioni di una mula … Andiamo! Stai facendo il falso modesto! Sei fiero della posizione sociale che hai conquistato. Forse, un po’ pensieroso per la tua successione. Tranquillo! Né Piero, tuo figlio primogenito, né tuo nipote Lorenzo, ti deluderanno. Piero sta al tuo fianco sopra un cavallo con la bardatura che riporta il suo emblema personale cioè un anello con la punta di diamante. Sulla veste del paggio che vi precede a piedi, Gozzoli ha legato l’anello al tuo motto Semper, auspicio di un eterno favore divino. Tuo nipote, con sembianze idealizzate, cavalca davanti a te. L’arbusto di alloro ne incornicia il volto, alludendo al suo nome. Sulla pettiera del cavallo, rotelle contenenti sei bisanti in circolo e uno al centro, sono un chiaro riferimento al tuo casato.

Cavalcata dei magi (1459-1462) Benozzo Gozzoli

 Bisanti rossi in campo d’oro. Uno stemma così anonimo, privo di animali araldici e di figure simboliche e al contempo così riconoscibile! Dopo di te, con tuo figlio Piero, una palla riceverà dal re Luigi XI l’onore dei tre gigli francesi. “Le palle”, un marchio che troviamo ovunque in Toscana, semplice ma onnipresente. Firenze è, per sempre, legata al nome della tua famiglia. Cosimo, puoi sorridere, hai raggiunto il tuo scopo: “migliaia di palle “per havere doppo di me molti testimoni del grande amore ve haro portato”.

“La Cavalcata dei Magi” mi ricorda il dipinto su tavola di Gentile da Fabriano, conservato agli Uffizi: “L’adorazione dei Magi”. Anche in questo dipinto, l’evento religioso diventa pretesto all’ostentazione della propria agiatezza economica e raffinatezza culturale.  Ovvio, le due opere hanno dimensioni diverse ma sono ugualmente colme di dettagli naturalistici e di elegantissimi costumi che invitano l’occhio a spostarsi di continuo. In un paesaggio irreale, si mescolano leopardo e cane, dromedario e cavallo, turbante e berretto, s’incontra l’Oriente con l’Occidente.

Adorazione dei magi (1423) Gentile da Fabriano

“L’adorazione dei Magi” è anteriore alla “Cavalcata”. Gentile da Fabriano l’ha firmata e ha apposto la data sulla cornice, sopra la predella: 1423. Era collocata nella chiesa di Santa Trinità, all’interno della cappella Strozzi. Sicuramente, Cosimo, tu l’hai ammirata, forse un po’ criticata per l’eccesso di rifiniture d’oro e d’argento ma anche invidiata come invidiavi il suo committente Palla Strozzi. Istruito da umanisti, egli era un raffinato scrittore in greco e in latino nonché un rispettato statista. Per contro, nel campo degli affari, non possedeva la tua abilità né quella di suo padre Onofrio. Aveva, come si sol dire, “le mani bucate”. Nel 1427 era riconosciuto l’uomo più ricco di Firenze; nel 1432 era molto indebitato. Quando sei tornato in città nel 1434, dopo un esilio durato meno di un anno, l’hai cacciato da Firenze insieme agli Albizzi, i Guadagni, i Peruzzi. L’hai ingiustamente incluso nella tua purga. Sì, era vicino agli Albizzi per legami di parentela e di amicizia ma il suo dissenso a proposito del tuo allontanamento, aveva favorito il tuo rientro in città. Non cercava, come Rinaldo degli Albizzi, l’eliminazione di un avversario. Mirava a restaurare le “libertas” fiorentine. Ammettilo, eri geloso per l’ammirazione che suscitava; avevi paura della sua potenza. Non lo volevi lasciare libero di intralciare il tuo gioco politico. Palla Strozzi, durante i restanti ventotto anni della sua vita, ha aspettato invano la cancellazione della sua condanna e la possibilità di rivedere la sua Firenze. Ironia della sorte, è morto l’anno in cui Benozzo ha posto l’ultima pennellata alla tua “Cavalcata”. Ironia del nome, si chiamava “Palla” quando sono i tuoi bisanti che hanno vinto sulle sue mezzelune crescenti.

 Ora, ne sono sicura, Cosimo, non ti sei fatto ritrarre in sella a una mula, per umiltà. Sei molto presuntuoso, volevi impersonare il Mago anziano che monta la stessa cavalcatura. Tradizionalmente, questo personaggio era identificato al patriarca di Costantinopoli. Recentemente, hanno scoperto, nel volto del vecchio Mago, il ritratto di Sigismondo di Lussemburgo, capo del Sacro Romano Impero, morto nel 1437. Per avviare la risoluzione del Grande Scisma, aveva convocato, nel 1414, il concilio di Costanza. Il Mago maturo, dalla carnagione olivastra, sarebbe l’imperatore di Bisanzio, Giovanni VIII Paleologo, morto nel 1448.

I re Magi di Gozzoli sono dunque tutti signori del Quattrocento. Tuo nipote Lorenzo, unico vivente fra i tre, raffigura il futuro principe tra l’imperatore d’Oriente e quello d’Occidente.

 

Joëlle

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