L’aggettivo si fa oggetto
Dirimpetto al divano, in cui sono comodamente seduta, la libreria di legno offre un gradevole spettacolo. Mi rilasso lasciando scorrere gli occhi sui titoli dei volumi che occupano gli scaffali fra archi e colonnine. Davanti ai libri, vari ninnoli impreziosiscono la mia teca. Si rivelano un po’ d’impiccio quando ci viene voglia di consultare un volume. Anche se mio marito si lamenta quando gli tocca spostarne uno per afferrare un libro, non rinuncio a questa loro collocazione. Sono piccoli custodi silenziosi di frammenti della mia vita. Appena si sofferma il mio sguardo su uno di loro, riaffiorano ricordi. Hanno varcato la soglia di casa per svariati motivi: come regalo di un amico, a seguito di un viaggio, per essere appartenuti ad una persona cara …
Spirituale è, senza esitare, la lucerna di terracotta. Mi riporta nell’agosto del 2000. Amici romani, pressi i quali eravamo ospiti, ci avevano coinvolto in una serata con dei ragazzi che partecipavano al Giubileo. Abbiamo condiviso una grigliata all’aperto. Al momento di separarci, i giovani ci hanno regalato questa lucerna usata durante le processioni. Il piccolo oggetto richiama anche l’emozionante visita alle catacombe di San Callisto effettuata durante quel soggiorno a Roma. All’epoca dei primi cristiani, era la compagna indispensabile del fossore mentre scavava lentamente il tufo a forza di picconate. Posta davanti al loculo, diffondeva il suo tenue chiarore nell’oscurità delle gallerie.
Intellettuali sono le due statuine raffiguranti un uomo e una donna intenti a leggere. A dicembre di qualche anno fa, mi sono recata a Bolzano con la curiosità di “assaporare” un mercatino di Natale per antonomasia. Spettacolare la piazza ingombra di chioschi e bancarelle straripanti di oggetti natalizi. Peccato che la quasi totalità sia importata dalla Cina! Per mia figlia compro un paio di pantofoloni scaldapiedi rigorosamente realizzati nella regione e due gufetti portafortuna di un’artigiana del posto. Niente cineseria. Poi, mentre cammino in una stradina della città, m’imbatto in una vetrina su due piccoli personaggi esposti che mi colpiscono. Stanno leggendo, entrambi raccolti nella lettura: lui rilassato, lei più composta. Impossibile resistere! Li adotto all’istante. Vederli così magicamente immersi nel mondo dei libri, dà voglia di imitarli. È un richiamo forte e sottile. Come ignorarlo? Mi risuona il messaggio di Giuseppe: leggete “multum” dove “multum” non implica tante ore ma un po’ ogni giorno con assiduità. È una costanza che vi premierà perché così facendo, investite in intelligenza.
Naturale, giacché rappresentanti della fauna, ognuno degli animali sistemati sugli scaffali. Li ho comprati alla mostra dell’artigianato della Fortezza da Basso. Provengono quasi tutti dallo stand dell’Uruguay. La mia arca di Noè miniatura si è costituita a poco a poco. Mi ero imposto la regola di acquistarne uno solo ogni anno per costringermi a scegliere ogni volta quel che più mi piaceva. Un anno però, confesso di aver sgarrato: ne ho portati due a casa perché non mi rassegnavo a eliminarne uno. Apprezzo la loro forma stilizzata che mette in risalto in modo un po’ caricaturale la peculiarità di ogni specie. Lama, panda, koala, struzzo, alce, volpe, castoro, scoiattolo, muflone … Muflone evoca la Corsica, regione (che sarei tentata di chiamare paese visto la sua singolarità) Natale di mia madre. Un gruppo di cantanti corsi porta il suo nome “I Muvrini”. Testarda e selvatica come sono io, mi sento una “muvra”. La lingua corsa non lascia dubbi: associa spontaneamente l’animale a questi miei due tratti di carattere. “Muvrutu” ha il significato di testardo e “muvrachjina” indica la selvatichezza. Non lo trovate espressivo il mio muflone con le sue pesanti corna ricurve?
Unica la coppia di reggilibri appartenuti alla mia nonna bretone. Unica perché la riallaccio al periodo della mia infanzia. Da bambina, la misteriosa tranquillità di questi due monaci incappucciati assorti nella lettura di un manoscritto, m’intrigava. Unica perché non sono oggetti prodotti in serie: l’aveva realizzata un cugino della nonna come regalo. Il lavoro non è preciso, piuttosto grossolano ma l’effetto non manca di fascino. Ai due frati ho affidato il degno compito di reggere i quattro libri più “antichi” della casa. Se la cavano egregiamente.
Joëlle