Cappuccetto Rosso

Stravolgere una fiaba può essere divertente. Ho scelto di trasformare “Cappuccetto Rosso” in due maniere diverse. In un primo tempo, ho composto la fiaba in chiave moderna; in un secondo tempo, l’ho imbastita a rovescio.

 

CAPPUCCETTO ROSSO in chiave moderna.

 Katia, ragazzina allegra e curiosa, viveva in una città di provincia. Abitava in un villino accogliente, circondato da un grazioso giardino. Amava gli animali, i fiori e i dolci in modo esagerato: sì, la piccola era golosissima! Stranamente, invece di essere cicciottella, pareva piuttosto snella e alta per i suoi dieci anni. Le piaceva vestirsi di rosso, un colore che metteva in risalto i suoi lunghi capelli neri ricci e i suoi occhioni castani da cerbiatto, luminosi come due stelline.

Si sentiva grande quando le veniva chiesto di recarsi al supermercato vicino. Un giorno fu incaricata di procurarsi uova e confettura perché la mamma aveva in testa di fare la crostata ai frutti di bosco. La donna desiderava responsabilizzarla ma la esortava sempre a diffidare degli sconosciuti ogni volta che usciva senza essere accompagnata. Il pomeriggio di quel fine estate era caldo e soleggiato. Si diresse radiosa verso il negozio, fiera di fare la spesa da sola. Il cassiere, mentre le batteva gli articoli, la salutò con simpatia: “Allora, Katia, dolce in arrivo?”

- “Sì” rispose la ragazzina con slancio “Stasera, la mamma prepara la crostata ai frutti di bosco, la mia preferita!” Mentre parlava, si sentì osservata. Girandosi, si accorse che il cliente dietro di lei la fissava. Sfoggiava un largo sorriso ma il suo sguardo scrutatore la intimidì. Gli voltò le spalle e uscì con la preziosa busta del supermercato.

- “Scusami, Katia!” Immersa nei suoi pensieri, la ragazzina sobbalzò. Era il signore di prima. Indossava una camicia nera, un po' sbottonata che lasciava intravedere un petto villoso. Proseguì con una voce dolce.

- “Mi chiamo Luca. Sono pasticciere. Ieri mentre passeggiavo nel bosco, ho raccolto due belle ceste di fragoline, lamponi, more e mirtilli. Avrei piacere a regalartene una. Con la frutta fresca leggermente cotta nello zucchero, si ottiene una crostata squisita.”

Katia era rimasta incantata al suono della parola “PASTICCIERE”. Così, egli era un mago dei dolci, un inventore di prelibatezze! La ragazza sapeva benissimo che lamponi, fragoline di bosco, mirtilli e more non nascono nello stesso periodo dell’anno ma in quel momento, il suo senso critico era come assopito, offuscato dalla magica rivelazione. Millefoglie, bongo, torta della nonna, babà al rum, bavarese sfilavano davanti ai suoi occhi.

- “Se vuoi” continuò l’uomo con tono affabile “Andiamo a prendere il cestino a casa mia”

- “Volentieri, ma prima dovrei avvertire la mam..”

- “Non importa” s’affrettò a replicare “Abito a due passi, è questione di qualche minuto. Pensa come sarà contenta la tua mamma di fare la torta con la frutta fresca!”

Rassicurata, Katia s’incamminò. Ad un tratto sentì una mano toccarle i capelli. Era una sensazione spiacevole, ben diversa da quella che provava quando il babbo accarezzava la sua lunga chioma riccioluta dopo averle letto la storia della buonanotte. Infastidita, scostò la testa. Allora la mano afferrò la sua in una morsa stretta. La ragazza alzò gli occhi e incontrò il sorriso dell’uomo. Pensò fra sé e sé: certo, ha dei modi strani ma lo fa per evitare che inciampi. Un passaggio pedonale succedeva a un altro passaggio pedonale e ancora nessuna traccia della casa.

- “È ancora lontano?”

- “No, tranquilla. Ci siamo!” Rispose indicando il largo portone di un imponente edificio. Appena varcato l’ingresso, la ragazza si sentì proiettata contro il muro da un corpo possente e sudaticcio. Era terrorizzata. Il cuore le batteva a martellate. Fece per urlare quando la mano dello sconosciuto si trasformò in un bavaglio d’acciaio. Il sacchetto cascò in terra con un rumore di vetro rotto. Sentiva addosso il fiato fetido di una belva.

- “Che diavolo succede qui?”. In un secondo l’aggressore si era dileguato, scappando dal portone aperto, lasciando la ragazzina paralizzata dallo spavento. L’anziano signore che scendeva le scale, un pugile in pensione, aveva visto la scena e capito il dramma. Si avvicinò alla figlioletta impietrita senza fare domanda. La riportò poi a casa a bordo della sua Jeep.

Il lupo non è solo un animale dei boschi che spaventa i piccoli nelle fiabe. Esiste in carne e osso, in giro nella città, pronto ad afferrare il primo cerbiatto che gli capita a portata di fauci.







CAPPUCCETTO ROSSO alla rovescia.

La sera, dopo un’impegnativa giornata di scuola, che bello giocare e rilassarsi! La tana è calda e sicura. Dal lato cucina si diffonde un odore inconfondibile, una fragranza che Lupacchiotto conosce bene: la mamma sta preparando le sue deliziose focacce alle erbe selvatiche. Il piccolo si lecca già i baffi. Purtroppo stasera, mentre aspetta la cena, non può fare il pigrone spaparanzato sul piumino di edredone a leggere il suo fumetto preferito “Lupo mannaro, terrore del bosco”. Gli tocca portare vettovaglie alla nonna che si è sentita male e non è potuto uscire. La povera non ha un briciolo di cibo nella credenza, non ha niente da mettere sotto i denti per rifocillarsi.

Lupacchiotto esce controvoglia. L’oscurità scende sul bosco e l’aria è fredda. Non sono ostacoli insormontabili per il piccolo lupo: la vista sua è ottima e il morbido pelo grigio lo protegge dal rigore invernale. Anche se preferiva rimanere nel tepore della tana, non è egoista. È il coccolino della nonna e ora che lei ha bisogno d’aiuto, come sottrarsi all’incarico? Porta con orgoglio il cestino consegnatogli dalla mamma. Purtroppo, il senso dell’orientamento non è il suo forte. Mentre va, si lascia distrarre dai suoi pensieri. Pensa a Gigetta che sta davanti a lui sul primo banco, così carina, così intelligente. Come catturare la sua attenzione? Le sue mosse devono sembrare naturali perché Gigetta non deve scoprire che si è innamorato di lei. Gli frullano in testa un mondo di strategie. Forse la nonna lo potrebbe consigliare; un tempo è stata lupetta pure lei! Strada facendo, a un bivio sbaglia sentiero. Senza accorgersene, si è avvicinato alla casa di un bracconiere. Non gliene facciamo una colpa, non è l’unico. Ricordiamoci Pollicino, Hansel e Gretel… Hanno sbagliato anche loro! Certo mi risponderete che così hanno incontrato personaggi cattivissimi.

Esattamente quello che succede al nostro lupetto: incappa in Cappucciaccia Rossa, armata di fucile. La ragazza ha uno sguardo maligno che non auspica niente di buono. Il piccolo si sente gelare dal muso alla punta della coda.

- “Guarda, guarda chi si vede da queste parti! E io che pensavo di tornare a casa a mani vuote… A proposito, mi presento: sono la figlia del bracconiere, Cappucciaccia Rossa.”

“Bracconiere”, un nome che risuona come un colpo di fucile, che fa tremare il popolo del bosco. Contraddistingue un bipede sanguinario e spietato. Lupacchiotto si sente in trappola. Cerca di guadagnare tempo.

- “Non avevi scuola, oggi?”

- “La scuola è per i cretini. Ho meglio da fare che di perdere tempo con le stronzate! Mi sono stufata di questo vecchio cappotto rosso che mi tocca portare. Ci penso io a trasformarlo con un bel colletto di pelliccia. Oggi volevo trovare una volpe, mi farò bastare un lupetto!”

Lupacchiotto farfuglia: “Il mio pelo non è adatto per un colletto.”

-“Dici bene, ma per un manicotto, va benissimo. Al colletto, ci penserò domani”

Esulta, indicando il cestino: “Che forte! Due piccioni con una fava. Ho trovato una pelliccia e pure la merenda! Fammi vedere!! Niente male: focaccine, burro, miele…e questo, cos’è?

Nel brutto frangente, a Lupacchiotto torna in mente che la mamma ha messo nella cesta un barattolo di peperoncino in polvere, quello che la nonna usa spesso per condire le vivande.

“È la polvere magica che fa vedere anche di notte.”

La ragazza afferra il barattolo e lo apre. Mentre ne sta esaminando il contenuto, Lupacchiotto soffia con tutta la forza dei suoi polmoni e la polvere di peperoncini raggiunge in un lampo il viso della pestifera. Senza indugio, il nostro lupetto scappa a zampe levate prima che le urla e le imprecazioni di Cappucciaccia Rossa allertino i suoi.

                                                                                                   

                                                                                               Joëlle

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